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IL CILENTO TRA DUE GUERRE
L’autrice, con una serie di interviste ai rappresentanti delle diverse classi sociali, ricostruisce la vita sociale del Cilento nel periodo tra i due conflitti mondiali da diversi punti di vista: da quello della borghesia professionista e intellettuale a quello del proletariato agricolo, indagando anche le condizioni di sfruttamento, servitù e miseria che la popolazione era costretta a subire in una terra travagliata.
Il libro analizza le cause dello sfaldamento della piccola e media borghesia e fa luce sul fenomeno delle occupazioni delle terre da parte delle masse agricole che – spronate dagli ex combattenti della prima guerra mondiale e sventolando le bandiere rosse della speranza e della lotta – spaventarono i latifondisti cilentani. Dalle interviste emerge la vita di stenti dei contadini, ignorata dai padroni che li offendono e li calunniano per la loro legittima aspirazione al possesso delle terre, dalle quali con tanto sudore strappavano poco e dove – come afferma un intervistato – tutto «giunge sempre col silenziatore».
Oltre ad offrire ragguagli sulle condizioni di vita del bracciantato fino all’arrivo delle truppe alleate, sulla condizione della donna (per lo più serva dei servi!) e sul timore reverenziale nei confronti della figura paterna, il libro affida alla viva voce di chi li ha vissuti il ricordo e il giudizio su episodi di storia reale, come il fascismo, lo sbarco e la liberazione degli alleati, il bombardamento di Vallo della Lucania e l’incendio della foresta del Monte Gelbison. E, grazie agli intervistati che rispondono nel loro dialetto, viene trascritta anche una «parlata» che sta scomparendo. La conoscenza del passato aiuta a capire il presente e a costruire il futuro, contribuendo altresì a migliorare la vita e i rapporti tra le generazioni cilentane. L’opera, che è stata uno dei primi esempi e testi di storiografia orale, è utile a chiunque si interessi di problemi, tematiche e vicende meridionali.
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